“Una vita senza ricordi è soltanto un istante presente, immobile, senza colore”
cit. Jim Morrison
Questa storia è come uno di quei film sportivi in cui sai già che la palla entrerà nel canestro all’ultimo secondo, o il passaggio andrà in touchdown per la vittoria finale, ma mentre vola, il pubblico si alza a rallentatore ed in sottofondo si fa più forte il suono dei battiti del cuore e anche tu inizi ad accompagnare l’azione con i nervi ed i muscoli tesi, fino al compiersi del miracolo.
Si perchè certe emozioni non ti passano mai dalla mente, ripercorri quegli istanti che sembrano ore e ti ritrovi a ripensare le stesse cose, a rivivere le stesse sensazioni della prima volta.
Anche se i più avranno ben note le vicende che seguono, esausti ed esauriti dai racconti ormai divenuti noiose cantilene alle vostre orecchie, vi propongo una breve e quantomai sgrammaticata revisione di una grande stagione pallavolistica che ha invaso il pala Marani lo scorso anno.
SPOILER: la palla nelle belle storie cade sempre dalla parte giusta del campo!
“Brindiamo alla serie C!!!”
Affermazione ardita, da parte del sottoscritto, da gridare al termine della PRIMA vittoria in campionato (in serie D).
Gli sboroni non stanno simpatici a nessuno, tantomento i gufi, però io non sono molto scaramantico e questo era il mio modo per esorcizzare la sfiga (riuscendoci peraltro malissimo!)
La stagione 2013-2014 è iniziata con un ottimo gruppo di amici, tra i quali alcuni recenti innesti come il giovane Tinut (centro), l’ex Riccione(merda) Dott. Morelli (libero), e ritorni di vecchie conoscenze Baldo (palleggio) e Euge (centro) a budrio da una vita, quindi perchè non sperare nel massimo risultato?! Si aggiunge anche un personaggio, che diventa presto il nostro guru di fisioterapia e training autogeno: il Mental coach Gaetano Gozzi.
Crederci non costa nulla, aspirare al massimo è il minimo indispensabile per raggiungerlo!
Poi però si deve scendere in campo, lì è un’altra cosa e le belle parole si trasformano in fatti; la stagione inizia bene e prosegue alla grande, con il Budrio sempre a ridosso delle prime posizioni, una squadra che lotta e si diverte, incespica, ma va sempre a punti, impara e migliora.
L’apoteosi arriva nello scontro diretto con la fortissima Volley Pianura, un insieme di ottimi giocatori con decennale esperienza a livelli più alti della D che, come noi, puntava a vincere il campionato.
A casa Budrio non c’è storia, 3 a 1 e primo posto al giro di boa.
Quando arrivi in cima, le alternative sono pochissime, o ci resti, o cadi.
Il ritorno è durissimo, non ci possiamo permettere nessun passo falso, con il Pianura che incalza macinando vittorie ed avversari.
Alcuni infortuni (vedi l’esorcismo della sfiga di poco sopra) indeboliscono il gruppo che, a regime ridotto, si ritrova a soffrire, ma resiste.
Poi il passo falso arriva, proprio in casa del Marani, altra rivale per le zone alte.
Ci presentiamo così alla sfida decisiva nella tana del Volley Pianura con un unico risultato possibile: i 3 punti, altrimenti sarà playoff, sarà caldo, altro sudore e allenamenti fino a metà giugno!
Noi non giochiamo la nostra migliore partita, loro si: impeccabili, non sbagliano quasi mai.
Alla fine il tabellone recita un impietoso 3 a O per loro, noi sempre ad inseguire, mai fuori partita, ma facendo la figura di quelli che ci possono provare quanto vogliono, ma non vinceranno, effettivamente, non vinciamo.
Ora siamo ai playoff, ma il morale è basso e perdiamo un’altra partita, di poco conto per la classifica, ma indice severissimo della nostra forma fisica e mentale: siamo secondi, non è finita, ce la giochiamo!
Le cose succedono, dobbiamo ritrovare quella cattiveria agonistica che ci ha contraddistinti per un anno.
Succede però che il lunedì prima dell’esordio playoff, Eggio (opposto), lo stesso giocatore che ci ha trascinati nelle ultime vittorie con una valanga di punti, ci comunica che ci potrà supportare solo dalla tribuna, perchè lo hanno operato di appendicite, dimostrando che no, non era un semplice mal di stomaco!
Succede allora che ti accorgi che in panchina non c’era da un po’ il secondo opposto Lupo, fuori per problemi alla spalla.
Nello sport succede però che se sei una squadra, quando arrivi in fondo, gli alibi li hai lasciati da un pezzo fuori dal parquet, succede che opposto gioca Effe, professione ala, succede che guardi negli occhi i tuoi amici, che hanno la tua stessa maglia una sera a settimana, ma che vedi quasi più tempo della tua morosa (si spesso nudi anche!) e capisci che si va fino in fondo lo stesso, fosse solo perchè già che devi giocare fino a metà giugno, almeno vinci cazzo!
Si parte in trasfera a Reggio Emilia, partita tosta, ma si porta a casa, vinciamo noi.
Il ritorno è un pro forma, siamo esaltati, il pubblico si è rimpolpato sempre più durante l’anno e c’è una bella atmosfera, carica, di quelle che ti riempe di belle sensazioni entrare al palazzetto e guardarti attorno.
Siamo in finale.
Alcuni hanno esperienza di queste situazioni, altri sono alla prima volta e Robbi, l’allenatore, prova di caricarsi il peso della tensione sulle spalle scrollando un po’ quelle dei più inesperti.
Direttamente dalla ghirlandina, troviamo degli avversari tosti, preparati, che non sono certo arrivati qui per caso, battendo con pieno merito e senza troppi patemi proprio quel Marani che avremmo voluto trovare in finale per servire la vendetta che avevamo cucinato in questi mesi.
Il pubblico sicuramente ha visto una bella gara 1, fatta di scambi di alto livello, tuffi, voglia di vincere, cattiveria agonistica, ma quando “prendi la paga” come si dice qui da noi, ti girano forte e ti dimentichi anche quel che di buono c’è stato.
Non c’è pezza, non ci sono scusanti, bisogna andare a vincere là per portarsi a casa i playoff nella più bella delle finali, in casa, come te l’eri solo immaginata.
Giugno bussa di prepotenza e alla palestra di Modena, mancherebbero solo liane e babbuini per renderla una giungla, il clima è già perfetto.
La partita lascia poco spazio ai commenti, non c’è alcuna storia, uno 0 a 3 secco, netto, senza diritto di replica, in una serata tanto magica per noi, quando sbagliata per loro, questo è evidente.
Si infonde di nuovo la convinzione di potercela fare (mai persa in realtà), torniamo a budrio sicuri delle nostre potenzialità, ma certi che l’ultimo capitolo non si scriverà così facilmente come il penultimo.
Da piccolo, quando giochi in cortile, sogni sempre di essere nei momenti decisivi della finale interplanetaria per la conquista della galassia e di avere la palla in mano per vincere, conquistare la coppa e scappare con la più gnocca fra il pubblico in visibilio per te.
Ecco, certo non si può paragonare quel momento ad una finale di serie D playoff, ma una sera di mezzo giugno, chi scende in campo, nel suo piccolo, se è un agonista, sente il bisogno di adrenalina crescere, perchè se sei un agonista, vuoi che la partita ti venga in contro perchè tu possa deciderla.
Saltiamo allora avanti, tralasciando 4 set di battaglia vera, fatti di trance agonistica, urli, insulti, ribaltamenti di inerzia e tantissimo sudore (si gioca in una laguna ormai!) e passiamo al 5 set.
Quello che mi è sempre piaciuto di questo sport è che non puoi fare un gol e aspettare la fine della partita con 11 portieri schierati sulla linea di porta, qui vince il più forte, quasi sempre.
Quando però arrivi all’ultimo punto dell’ultimo set dell’ultima partita della stagione, ogni episodio può pesare immensamente, come un blocco di marmo, quasi come se i 9 mesi precedenti nemmeno contassero più.
Per esempio: anche sul 13-13 dell’ultimo set dell’ultima partita dell’anno, il flusso perfetto degli eventi che ti DEVE portare a vincere, viene interrotto improvvisamente, in modo stonato, come una pubblicità di spotify fra un pezzo e l’altro di “dark side of the moon”!
Ed eccolo lì, Euge, che ci ha trascinati scaraventando comodini sotto forma di attacchi contro i malcapitati avversari, che si appresta a sbagliare la battuta decisiva, lanciando la palla come un caco troppo maturo a mezza rete!
Non lo nego, per una frazione di secondo fra le sinapsi passa il pensiero “merda siamo fottuti…”, ma poi ti giri e vedi tutte le ragioni per le quali vai in palestra 3-4 sere a settimana, tutte le settimane e capisci che non è finita, ma per un cazzo proprio, che questa partita si va a vincere!
TIMEOUT
Se in quei 30 secondi dal campo avessi il tempo di dare un’occhiata agli spalti, vedresti una marea di gente che applaude e che ci crede (chi più e chi meno!) chi fa scongiuri ai santi e chi invece..meglio lasciar stare.
Ci sono i parenti, gli amici pallavolisti, gli amici che “la pallavolo, che sport di merda, mica come il calcio” che però un salto l’hanno fatto, è saltato fuori anche un tamburo per i cori: no questa serata sarà ricordata diversamente, troppo bella, per sprecarla!
Tornati in campo ci “basta” fare il punto più sudato della stagione (a memoria 5 scambi fino al mani fuori chirurgico di SanPolicano) per rimettere in parità l’asticella segnando 14 – 14 sul tabellone.
Quando i cerchi alla testa frutto dell’esultanza si placano, mi giro e vedo andare in battuta Effe (neo opposto che si è calato con coraggio nel nuovo ruolo disputando solide partite di buona sostanza).
Ecco, diciamo sperando di non offendere nessuno, che la sua battuta, molto efficace, ha..durante il campionato, avuto un feeling pericoloso con l’errore.
In un momento così importante della partita chi vorresti vedere sulla linea dei 9 metri? NESSUNO IN EFFETTI!!
Ma dobbiamo vincere insieme e la nostra vittoria passerà, deve passare, anche dal superare le nostre debolezze.
Ed è così: la prima battuta è incisiva, ci permette di ricostruire con facilità e andare sul match point.
La seconda si arrampica sul nastrino, spinta da una forza di volontà di un palazzetto che avrebbe fatto invidia all’energia sferica di Goku, va di là, ricevono male, attacco in rete, è FINITA.
Quello che è successo dopo si riassume in delirio, ammucchiate, brindisi e doposbronze.
Ciò che ci portiamo dentro è l’emozione di qualcosa di bello, realizzato assieme, perchè fare qualcosa di bello senza la possibilità di condividerlo, forse, non ha alcun valore.
Questa bella storia (sicuramente troppo lunga e forse altrettanto noiosa per alcuni, pregna di bei ricordi per gli altri) finisce come era iniziata: “Brindiamo alla serie C”!
Si, perchè non fai in tempo a passare l’estate che sei di nuovo in campo, questa volta il risultato è fare bene in serie C, altra categoria, altra storia, altre motivazioni!
Ci tengo a ringraziare tutti i compagni -la vecchia guardia che ha messo in campo l’esperienza, i giovani e giovanissimi che hanno piazzato un po di incoscienza- la società, i dirigenti, gli accompagnatori, le morose-mogli-uscite occasionali-l’amica che non te la darà mai, i figli, i genitori, i nonni, i cani, gli amici, i passanti, il mental, l’allineamento cosmico dei pianeti, le maree, le scie chimiche e tutto quello che mi sono dimenticato, ma che ha arricchito una splendida annata!
P.S. la citazione era una cagata che mi sono inventato per dare un tocco romantico all’articolo, il vecchio Jim, riposi in pace, aveva di meglio da fare e da farsi immagino.
Piccola postilla: sempre per la serie “non è bello fare gli sboroni e tanto meno portare sfiga, ma cacchio se siamo determinati”, noi le magliette C siamo le avevamo fatte 10 giorni prima delle finali, alla fine è andata bene, forse nello sport la sfiga non esiste, forse davvero vince chi ci crede di più.
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